Le basi neuroscientifiche dell’empatia e dell’esperienza

🧠 Ti è mai capitato di vedere qualcuno tagliarsi accidentalmente e provare dolore nello stesso punto? Beh la “simulazione” di quel dolore è dovuta ai tuoi neuroni specchio. Se vuoi saperne di più continua a leggere quest’articolo!

Le basi neuroscientifiche dell’empatia e dell’esperienza
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? Ti è mai capitato di vedere qualcuno tagliarsi accidentalmente e provare dolore nello stesso punto? Beh la “simulazione” di quel dolore è dovuta ai tuoi neuroni specchio. Se vuoi saperne di più continua a leggere quest’articolo!

I neuroni specchio

I neuroni specchio sono dei neuroni motori che si attivano involontariamente in risposta ad un comportamento eseguito direttamente da noi stessi oppure in risposta ad un comportamento compiuto da altri.

La scoperta di questi neuroni e della loro localizzazione cerebrale è da attribuirsi ai ricercatori dell’Università di Parma negli anni novanta del secolo scorso. Questi ricercatori hanno scoperto che i neuroni specchio si localizzano nella corteccia premotoria del macaco. Successivamente è emerso che tali neuroni sono presenti anche nel lobo frontale, parietale e prefrontale.
Nell’uomo alcuni studi effettuati con l’utilizzo di risonanza magnetica sembrano suggerire che tali neuroni hanno un ruolo impattante nell’apprendimento del linguaggio, motorio e sembrano essere fortemente legati ad aspetti ancora oggi non del tutto spiegabili come l’empatia o la capacità di memorizzare informazioni, ricordi, odori e sensazioni.

Attenendoci alle proprietà cognitive di linguaggio, movimento e acquisizione di nuove competenze, la vita di ciascuno di noi essere umani e degli animali stessi ci dimostra che ciò che impariamo secondo dopo secondo fin dalla nostra nascita e che viene racchiuso semplicisticamente nella parola “esperienza” altro non è che un processo imitatorio. Difatti noi impariamo imitando il comportamento altrui: un bambino che impara a parlare inizia con l’imitare i suoni che sente pronunciare dai genitori, dai cartoni animati che guarda; impariamo i movimenti di un ballo tramite l’osservazione e la replica dei movimenti fluidi della nostra insegnante; impariamo a guidare replicando la scaletta di azioni che ci viene mostrata. Insomma, gli esempi sarebbero infiniti, ma il concetto è lo stesso: tutto ciò che conosciamo e che fisicamente riproduciamo con il nostro corpo l’abbiamo imparato osservando qualcun altro fare lo stesso. Dunque i neuroni specchio spiegano scientificamente qualcosa che intuitivamente si è sempre saputo, cioè che guardando si impara.


Gli studi hanno scoperto che nelle aree deputate ai movimenti la stessa attività neurale si verifica sia in chi compie il gesto che in chi lo guarda.
Ciò spiega anche come facciamo a capire le intenzioni di un individuo che compie delle azioni e come facciamo a prevederne l’effetto prima che questi finisca la sua azione. Volendo fare un esempio, se una persona che stiamo osservando fa cadere un bicchiere di vetro, prima ancora di vedere il vetro infrangersi sul pavimento, ci saremo già spostati per evitare la traiettoria delle schegge di vetro. Dunque possiamo cogliere il gesto di un’altra persona perché neurologicamente abbiamo già vissuto uno situazione che ci prepara ad afferrare quel gesto e a prevederne le conseguenze.

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«In ogni azione, oltre ciò che si fa, conta l’intenzione, il perché la si fa» dice Rizzolatti. «prendo il bicchiere è l’azione. Come lo prendo è fondamentale per capire l’intenzione. Se per bere, per brindare o per scagliarlo contro il mio interlocutore. Sono proprio i neuroni specchio che ci rivelano l’intenzione in tempo reale, per cui siamo pronti a coprirci la faccia se chi ci sta dinanzi ha intenzioni aggressive»

I neuroni specchio e l'empatia

I neuroni specchio sono logicamente anche alla base dell’empatia che altro non è che la capacità di rapportarsi agli altri e di comprendere le loro sensazioni, emozioni o intenzioni.

È risaputo che esistono persone particolarmente empatiche che vengono definite anche “sensibili” e persone poco empatiche che vengono definite “fredde” o “distaccate” ma ciò è una correlazione all’empatia non del tutto corretta. Infatti, se l’empatia è il risultato del funzionamento dei neuroni specchio essa si traduce nel “capire” maggiormente gli altri o nel sapersi immedesimare negli altri poiché dall’osservazione del dolore o della felicità altrui si attivano i neuroni specchio che ci fanno percepire le medesime sensazioni.

Visto che ognuno di noi possiede questo tipo di neuroni poiché altrimenti non sarebbe neanche in grado di camminare, parlare ed imparare, si deduce che non ci sono persone più o meno empatiche ma ci sono persone che, a livello cognitivo, ascoltano maggiormente le sensazioni scaturite dai neuroni specchio e persone che lo fanno meno.

«L’emozione dell’altro è costituita dall’osservatore e compresa grazie ad un meccanismo di simulazione che produce nell’osservatore uno stato corporeo condiviso con l’attore di quella espressione» [V. Gallese]

Il dolore condiviso

Parliamo adesso nel dettaglio del “dolore condiviso”. Alcune persone infatti, provano dolore quando osservano il dolore altrui, dove questa volte si intende non il dolore emotivo menzionato precedentemente ma dolore fisico. Pare infatti che tali soggetti osservando qualcun altro che tagliarsi accidentalmente iniziano a provare lo stesso tipo di dolore esattamente nello stesso punto.

A tal proposito è stato condotto uno studio sull’attività cerebrale di ratti ai quali venivano mostrati altri ratti sottoposti a deboli scosse dolorose. È emerso che in entrambi i gruppi di ratti si osservava l’attivazione degli stessi neuroni della corteccia cingolata. I ricercatori hanno cos’ inibito l’attività di tali neuroni  con un farmaco e ne è risultato che i ratti spettatori non percepivano più il dolore altrui.
Un aspetto interessante di questo fenomeno è riconducibile a soggetti con disturbi mentali come i criminali psicopatici che, al contrario, sembrano particolarmente insensibili al dolore altrui.

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Analogamente, soggetti autistici presentano difficoltà empatiche, pertanto i ricercatori si chiedono se in questo non ci fosse un diretto coinvolgimento dei neuroni specchio e se, dunque, si potesse agire sui medesimi neuroni per mitigare gli effetti del disturbo.

«I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia.»
[Vilayanur S. Ramachandran]

                                                                                                                           Angela Nacca

Fonti

  • Farina E, Borgnis F, Pozzo T. Mirror neurons and their relationship with neurodegenerative disorders. J Neurosci Res. 2020 Jun;98(6):1070-1094. doi: 10.1002/jnr.24579. Epub 2020 Jan 23. PMID: 31975553
  • Rizzolatti G, Fabbri-Destro M, Nuara A, Gatti R, Avanzini P. The role of mirror mechanism in the recovery, maintenance, and acquisition of motor abilities. Neurosci Biobehav Rev. 2021 Aug;127:404-423. doi: 10.1016/j.neubiorev.2021.04.024. Epub 2021 Apr 25. PMID: 3391005
  • www.ansa.it
  • www.stateofmind.it

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