La neve ha davvero sapore?
❄ A fronte di una primavera che tarda ad arrivare, a tutti i nostalgici del Natale, diciamo di tenere duro perché mancano solo 238 giorni. Nel frattempo, vi teniamo compagnia noi! Sapete che "sapore" ha la neve?

Il sapore dell’inverno è quello della neve che accompagna la nostra mente ad un candido quadro fatto di aria frizzante, camini e un po' di nostalgia. Un’immagine romantica che rimanda poco alla chimica che la regola forse perché la principale componente della neve è l’acqua che, come ci viene insegnato da sempre, è “insapore”. Come mai allora alla neve il luogo comune attribuisce un proprio sapore? Scopriamolo insieme!
Generalità nevose
La neve si forma intorno ai 5°C per un passaggio di stato dell'acqua contenuta nell'aria: dalla sua forma gassosa di vapore acqueo passa allo stato solido nella forma che conosciamo, i fiocchi di neve.
La struttura del fiocco di neve si genere attorno al nucleo di condensazione, che è la parte centrale del fiocco, dove si sviluppano sei diramazioni simmetriche.

La neve è quindi, composta da cristalli di ghiaccio trasparenti che assorbono la luce e la riflettono uno ad uno. Il fenomeno di riflessione della luce adoperato dalla neve è quello della riflessione diffusa: il raggio di luce che impatta sulla superficie viene diffuso attraverso direzioni casuali. L'occhio umano percepisce la somma di tutti i colori dello spettro luminoso, da qui il bianco.
Composizione chimica della neve
La neve è composta da acqua o, per i più raffinati amanti della nomenclatura IUPAC, da "monossido di di-idrogeno".

Tuttavia, non è accurato dire che la neve sia composta esclusivamente da molecole di acqua dato che essa è caratterizzata anche da impurezze. Consideriamo impurezze tutte quelle sostanze che sono in percentuali quasi irrisorie rispetto alla sostanza presente in maggiori percentuali nella composizione chimica dell'oggetto di nostro interesse. Dalle analisi di un campione di neve prelevato dalla Valle del Khumbu in Nepal emerge che alcuni dei componenti riscontrati siano sali come cloruri, nitrati, solfati, sali di sodio, di potassio, di magnesio e di calcio.

La percezione che si ha leggendo i componenti della neve è la stessa che si prova leggendo quella di una qualsiasi acqua in bottiglia; ebbene, è proprio valutando la concentrazione delle componenti di quell’etichetta che il consumatore e la consumatrice regolano la propria scelta.
Per quanto riguarda la neve e il suo sapore, i sali non sono l’unica cosa da tenere in considerazione.
L’altra variante è la temperatura.
L’influenza della temperatura
Il contributo della temperatura è essenziale per apprezzare il sapore dei cibi. E’ risaputo che uno stesso cibo venga percepito con un gusto diverso a seconda della temperatura alla quale viene consumato. In particolare, un cibo ingerito a una temperatura più alta di un altro invierà al cervello un segnale elettrico più intenso che ne aumenterà la percezione. Alcuni studi attestano che temperature più alte del cibo danno l’impressione che il cibo sia più dolce.

La temperatura non deve, però, compromettere la struttura delle proteine del nostro corpo: oltre i 35°C il pericolo di denaturazione delle proteine non lascerebbe particolare spazio all’assaggio dei cibi senza incorrere in problematiche di altra natura.
Poiché è di neve che si parla, a noi interessa sapere cosa accade alle basse temperature: in questo caso il segnale elettrico inviato al cervello sarà meno intenso e sulla lingua aumenta la percezione del salato. E’ inoltre importante ricordare che intorno agli zero gradi, la lingua risulta come intorpidita, quindi il gusto si attutisce un po’. L’insieme dei fattori genera un insieme di sensazioni che vengono percepite all’assaggio e, probabilmente, classificate come “sapore della neve”.
Posso ritornare a mangiare la neve?
Ebbene, dopo aver parlato degli elementi canonici che puoi trovare nella neve, è necessario passare al tasto dolente: l’inquinamento.
Nel 2021 sono stati effettuati dei prelievi sulle Alpi in Valle d'Aosta che hanno attestato la presenza di microplastiche all’interno dei campioni di neve prelevata. Il polietilene e il PET rappresentano la percentuale più elevata di microplastiche, come si può notare nel grafico che segue in figura 5.

Oltre alle microplastiche, bisogna tenere in considerazione anche l’acidità della neve. Come le piogge, anche la neve e la grandine possono essere acide, depositandosi insieme a residui di anidride solforica che a contatto con l’acqua forma l’acido solforico, insomma un mix non particolarmente salutare da ingerire. Ora, dicci, hai ancora voglia di assaggiare la neve?
Andreana Balsamo
Bibliografia e Sitografia
- https://www.glaciologia.it/
- https://www.foodnavigator.com/Article/2005/12/19/Food-temperature-affects-taste-reveal-scientists
- Cruz, A., Green, B. Thermal stimulation of taste. Nature403, 889–892 (2000).
- https://www.envi.info
- Int. J. Environ. Res. Public Health2021, 18(2), 768;
- https://www.ted.com/talks/joseph_goffman_whatever_happened_to_acid_rain/transcript?language=it
- https://www.treccani.it/enciclopedia/piogge-acide_
- https://www.treccani.it/vocabolario/neve/
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